La particolare situazione in cui si trovano gli
uffici di statistica dei comuni richiede un rilancio della presenza e
dell’iniziativa dell’Unione.
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Rapporto
con l’ISTAT/SISTAN
Il rapporto con l’ISTAT è l’unica garanzia possibile
per l’autonomia, l’indipendenza, l’autorevolezza e l’efficacia degli uffici di
statistica comunali. La statistica pubblica è sottoposta, a partire dai prezzi
(ma non solo) al più virulento attacco che mai sia stato portato. L’obiettivo dichiarato
delle forze che ritengono l’ISTAT superato è quello di arrivare alla
privatizzazione della statistica pubblica, in via formale o in via sostanziale.
In questo contesto, le indubbie carenze e difficoltà direzionali dell’istituto
devono essere superate anche con il concorso delle associazioni rappresentative
dei comuni e dell’USCI in primo luogo, evitando contrapposizioni che, lasciando
il tempo che trovano, aiutano in realtà un disegno contro riformatore. Occorre
ristabilire con i massimi rappresentanti dell’ISTAT un terreno di confronto e
di collaborazione teso al recupero dei problemi riscontrati, orientato allo
sviluppo della funzione statistica nei comuni e negli enti territoriali, unico
fattore che può consentire di superare la contrapposizione “di principio” tra
statistica nazionale e statistica locale. Solo se quest’ultima assume
una dimensione autorevole e diffusa potrà essere confrontata con la prima.
Questo porta direttamente al tema di quale tipo di
funzione statistica occorra sviluppare nei comuni.
Al di là delle critiche che possono legittimamente
essere formulate, il testo unico delle autonomie locali ha introdotto una
novità di rilievo assoluto. Per la prima volta la funzione statistica non è
esclusivamente ricondotta alle funzioni del sindaco come ufficiale di governo
(che pure permangono), ma è invocata in funzione della creazione dei sistemi
informativi statistici delle amministrazioni, con un esplicito richiamo al
collegamento con i vari soggetti SISTAN (e quindi anche con gli UCS). Questa è
la vera sfida della statistica comunale dei nostri tempi: saper rispondere alle
esigenze informative delle amministrazioni (sia sul versante politico che su
quello gestionale), mantenendo le caratteristiche originarie che
contraddistinguono gli uffici SISTAN: autonomia, autorevolezza, garanzia,
imparzialità. Questo è possibile (alcune esperienze in corso si stanno appunto
misurando con questa sfida), e su questo terreno l’USCI deve impegnarsi in
prima persona: promuovendo il confronto e la diffusione delle esperienze,
sostenendo (anche con iniziative di formazione) i colleghi impegnati negli
uffici, valorizzando presso gli amministratori e i colleghi dirigenti dei
comuni le enormi potenzialità di sviluppo che la disponibilità di informazioni
strutturate può offrire all’azione amministrativa e al rapporto con i
cittadini, sostenendo anche lo svolgimento in forma associata tra comuni della
funzione.
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Riforma
del 322
In questo contesto grande importanza assumono i lavori di revisione della normativa nazionale già in corso. Il tavolo aperto deve caratterizzarsi per una grande capacità di iniziativa dell’USCI che sappia raccogliere attorno a sé l’intero universo degli enti territoriali, le province ma anche le regioni. La dimensione regionale dell’organizzazione statistica è un altro tema cui non è possibile sottrarsi con evoluzioni dialettiche o con il richiamo generico all’autonomia comunale.
Le innovazioni costituzionali sono dei punti fermi
come un punto fermo è la dimensione nazionale ed europea del ruolo dell’ISTAT:
tutto ciò andrà evidenziato e normato nel nuovo 322, valorizzando ancora di più
il ruolo dei comuni come soggetti attivi e protagonisti del SISTAN. Dobbiamo
anche essere consapevoli della necessità di sviluppare la funzione statistica a
livello regionale, che non necessariamente si esaurisce nel ruolo dell’ente
regione. Se la sfida della statistica pubblica è quella di superare la funzione
di “ufficiali di governo”, rivelatasi un vero e proprio ghetto se unica ad
essere esercitata, allora la dimensione della programmazione regionale e
territoriale, la dimensione dell’analisi di fenomeni che, per loro natura,
travalicano i confini amministrativi comunali, il sostegno alla associazione
dei comuni per lo svolgimento delle funzioni, il rapporto con gli uffici
regionali dell’ISTAT, sono tutti temi non solo non eludibili, ma su cui è
possibile un impegno proficuo e collaborativo
tra i vari soggetti che possono, con l’interazione reciproca, crescere tutti
insieme e valorizzare così proprio la statistica ufficiale nella sua dimensione
territoriale.
Come all’interno di ciascun ente l’ufficio di
statistica deve essere protagonista e propulsore dei sistemi informativi statistici, così a livello territoriale
il rapporto con le regioni e gli altri livelli di governo deve essere
interpretato come un contributo alla realizzazione di complessi e articolati
sistemi informativi che siano di supporto ai decisori e momenti di diffusione
dei dati all’utenza più vasta, e non vissuto come un problema di pari dignità
istituzionale. Insomma anche in questo contesto deve essere affermato con
grande forza il principio di sussidiarietà tra i vari livelli istituzionali.
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Attività
di formazione
Questo insieme di sfide richiede indubbiamente un adeguamento della consistenza professionale, sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi, degli uffici di statistica comunali.
L’USCI non
può attardarsi nella lamentazione sulle avverse condizioni riscontrate in
alcuni comuni; al contrario deve proporsi come soggetto in grado di offrire un
sostegno concreto, non ideologico, allo sviluppo della funzione statistica,
mettendo in grado i colleghi di fare più e meglio di quanto non siano stati
capaci attualmente (e questo vale sia per chi già lavora bene, sia per chi ha
difficoltà).
L’USCI deve proporsi alle amministrazioni come un adeguato strumento a supporto delle iniziative formative specifiche e specialistiche, evidenziando appunto la peculiarità della funzione e delle esperienze maturate. Quello che conta è il ruolo che l’USCI può assumere, la garanzia di esperienza e autonomia che può offrire. E’ quasi superfluo ricordare, comunque, che un ruolo simile contribuisce quasi automaticamente alla crescita organizzativa dell’Unione e al prestigio nei confronti di tutti gli interlocutori.
Altre
proposte avanzate, come quella di costituire insieme all’ANCI un istituto di
formazione, possono apparire anche più solide, ma mancano proprio di due dei
requisiti essenziali che sono stati evidenziati: la peculiarità della funzione
statistica viene messa in ombra e lo sviluppo organizzativo dell’USCI non viene
certo favorito.
Da valutare potrebbe essere una
partecipazione diretta dell’USCI alla costituzione e alla direzione di una
struttura formativa nazionale, sulla base del D.Legs. 419/99, espressamente
dedicata alle strutture SISTAN, sotto la responsabilità dell’ISTAT. Una simile
ipotesi non esclude comunque, ed anzi rafforza, la necessità di un impegno
diretto ed immediato dell’Unione nell’attività formativa.
Dobbiamo quindi esprimere un giudizio
positivo, proprio alla luce di questi fattori, delle esperienze di formazione
presso comuni grandi e piccoli realizzate dall’USCI, valorizzarle ed estenderle per quanto possibile.
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Attività
editoriale
Sia pure tenuto conto delle ristrette disponibilità
finanziarie, il giudizio sulla attività editoriale dell’USCI finora non può essere che negativo,
sia nella versione cartacea, sia per quanto riguarda il sito internet. Il
giudizio non è tanto sulle persone responsabili delle attività quanto sulla
mancanza di una direzione e di una linea adeguata ai compiti dell’associazione.
USCI Notizie è poco più che un bollettino dove
articoli sui medesimi argomenti si ripetono da un numero all’altro. Poco spazio
è dato ad esperienze e opinioni innovative o solo eterogenee.
Non si pubblicano dati o elaborazioni, non si forniscono servizi ai lettori, nemmeno si affrontano temi importanti e di assoluta attualità che si protraggono nel tempo, come ad esempio il nuovo codice deontologico. In una parola il giornale è lo specchio fedele della mancanza di iniziativa e di capacità propositiva dell’USCI in questo periodo.
Il sito internet soffre degli stessi difetti
aggravati dal fatto che, essendo uno strumento intrinsecamente vocato all’uso
in tempo reale, il ritardo o l’assoluta vetustà di quanto prodotto non fa che
riproporre un’immagine di vecchiaia, di immobilismo, di inutilità dell’USCI
stessa.
Occorre dunque procedere rapidamente ad un radicale rinnovamento dei due strumenti, creando appositi gruppi di lavoro che coinvolgano in profondità l’associazione, facendoli diventare strumenti utili e fungibili in tempi accettabili per la crescita della funzione dell’USCI, a sostegno dei colleghi che lavorano nei comuni.
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La
dimensione regionale
Contrariamente a quanto previsto nello Statuto
(art.10), nessuna iniziativa è stata proposta né tanto meno attuata per
sviluppare l’USCI a livello regionale. Eppure questa è una delle esigenza
maggiormente sentite, sia per meri motivi di vita democratica e partecipativa
interni all’associazione, sia per una prospettiva strategica che tenga conto
dell’evoluzione istituzionale e funzionale dell’organizzazione statistica dei
comuni.
In questo senso la limitazione imposta dallo statuto
per la costituzione di organismi regionali appare del tutto anacronistica e da
rimuovere. Più opportuno sarebbe prevedere comunque l’individuazione di
referenti regionali che abbiano il compito di promuovere tutte le attività
dell’USCI presso i comuni e incrementare il numero degli associati.
Ancora una
volta il problema non sono tanto le risorse, quanto la volontà di interpretare
al meglio un ruolo propositivo che finora è mancato.
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Il
rapporto con l’ANCI
Il richiamo, sempre più ricorrente negli ultimi
tempi all’ANCI come “casa madre” dell’USCI non può non essere condiviso, sia
per la sua valenza storica, sia per la sua dimensione politica ed
istituzionale.
Quello che non convince è il contesto nel quale
questi richiami si collocano e quello che lasciano prefigurare. Quanto al
contesto, il rapporto con una associazione “politica” degli enti, di tipo
generalistico e profondamente influenzata dagli assetti partitici non può che
essere di tipo problematico, dialettico si sarebbe detto tempo fa, nel quale i
ruoli rispettivi, le aspettative, le iniziative concrete, non sono date una
volta per tutte, ma necessitano di verifiche continue e di successivi
arricchimenti. Inoltre, la preponderante caratteristica politica dell’ANCI pone
non pochi interrogativi riguardo alla garanzia di autonomia e indipendenza imprescindibile
per gli assetti statistici comunali; non a caso questo fattore è il primo ad
essere messo in discussione quando l’ANCI deve definire le sue posizioni
rispetto alla statistica.
Il rapporto
con l’ANCI non può che essere regolato con una esplicita proposta
sinallagmatica: i sindaci devono poter contare sullo sviluppo della funzione
statistica comunale a sostegno dell’attività gestionale e di governo a fronte
della costituzione e dell’operato di veri uffici di statistica (ex 322) che
garantiscano tutte le prescrizioni stabilite dalla legge e da ultimo richiamate
nel codice deontologico. Ritorna qui insomma la proposta di superare la mera
dimensione della funzione come ufficiali di governo per affermare in modo
esplicito la statistica come strumento essenziale per il governo, nel quadro
delle garanzie di autonomia e di imparzialità che la legge prevede.
Quanto alle prospettive, quella di disegnare da oggi
uno “scioglimento” dell’USCI nell’ANCI, sia pure in tempi non brevi, non può
essere vissuto che come una fuga in avanti.
Insomma, la credibilità e l’autorevolezza
istituzionale dei dirigenti degli uffici di statistica e dei dirigenti
dell’USCI, soprattutto, non derivano tanto da una formale malleveria dell’ANCI,
quanto dalla capacità di interpretare al meglio il ruolo cui sono chiamati,
prima di tutto quello di produttori di statistiche e informazioni per le loro
amministrazioni. La “scorciatoia” istituzionale, in questo caso (ma come sempre
del resto), è tipica del soggetto debole che non ha la più pallida idea di come
affermare le proprie potenzialità.
Occorre allora rilanciare sul terreno delle
iniziative concrete nel rapporto con l’ANCI, su un vero programma di lavoro
comune, sulla definizione di una nuova direttiva Comstat per la costituzione e
la collocazione degli uffici (oltre alla riforma del 322), sulla definizione di
quote di risorse da ricercare per l’attività statistica degli enti, sulla
propagazione dell’associazione all’USCI come luogo deputato per la promozione
dello sviluppo della statistica comunale, sulla adozione di iniziative
editoriali statistiche comuni, almeno per le grandi città, etc.
Insomma, invece di prefigurare l’annullamento
dell’USCI dentro l’ANCI, sembra davvero più opportuno lavorare per un
conferimento dell’ANCI all’USCI delle proprie competenze in materia di
statistica, sostenendone la crescita qualitativa e quantitativa, nell’interesse
in primo luogo delle amministrazioni.
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Rapporti con altre organizzazioni
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Gruppi
e organismi dirigenti
Le prossime assemblee dovranno tendere ad un nuovo assetto della struttura nazionale, generale e tematica, e promuovere la costituzione delle strutture regionali. In sintesi le proposte sono: