Nella consueta riunione di metà anno con i Comuni capoluogo che svolgono la rilevazione dei prezzi al consumo l'ISTAT ha annunciato che sono ormai alla conclusione i lavori per la realizzazione, in convenzione con il Comitato tecnico per il monitoraggio dei prezzi dei beni e servizi di largo e generale consumo presso il Ministero delle Attività Produttive, dell’Osservatorio dei prezzi al consumo che fornirà dati sia a livello nazionale che a livello locale.

Si tratta di una iniziativa di grande interesse per vari ordini di motivi. In primo luogo, perché risponde ad un’esigenza diffusa in ogni zona del Paese di disporre di strumenti affidabili in sede locale per una corretta informazione ai consumatori sull’andamento dei prezzi (e sul loro livello), per un paniere di beni di largo consumo. La statistica ufficiale dimostra così di poter essere davvero al servizio della cittadinanza, quando da più parti in questi mesi, e proprio per le polemiche sul tasso di inflazione, è stata indicata come del tutto slegata dalla realtà e addirittura prona all’interesse politico del momento.

In secondo luogo, è di grande rilevanza perché è stato sventato il tentativo di dar vita ad una rilevazione alternativa a quella ISTAT che avrebbe negato il ruolo e la validità della statistica ufficiale e spiazzato tutti gli uffici comunali di statistica, o almeno quelli capoluogo di regione, assestando un colpo durissimo al Sistema Statistico Nazionale.

L’USCI aveva indicato all’ISTAT, almeno da un anno fa, la necessità di aumentare il livello di comunicazione e di diffusione dei dati sui prezzi, proprio per rispondere alle sfide che si presentavano, partendo dalle esperienze che si andavano realizzando in alcuni comuni, e insistendo che era possibile cominciare a diffondere, con tutte le cautele del caso, anche dati sulle medie delle quotazioni di prezzo rilevate (i cosiddetti prezzi medi) e non solo sull’andamento degli indici. Questa sollecitazione era già stata raccolta con il nuovo protocollo per la diffusione della fine dello scorso anno, con il quale si autorizzavano i comuni, in presenza di requisiti di affidabilità e robustezza del dato, alla diffusione di questi dati.

Adesso un nuovo passo avanti con la messa a disposizione dei comuni dei dati elaborati per un paniere di beni e servizi di largo consumo. Con questa disponibilità, gli uffici di statistica, anche quelli che si trovano in situazione di maggiore difficoltà potranno usufruire dei dati che rilevano mensilmente e realizzare iniziative di diffusione che non potranno non valorizzare il loro ruolo all’interno delle amministrazioni.

Tutti i dettagli si trovano nel documento ISTAT che riproduciamo.

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