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NEWSLETTER DEL SISTAN n. 24
27 gennaio 2006

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Editoriale. I codici dei comuni, delle province e delle regioni
Lo stato della popolazione nel mondo 2005
La spesa delle famiglie piemontesi
I fumatori in Italia
I cittadini toscani e l’ambiente
In breve...

EDITORIALE
I CODICI DEI COMUNI, DELLE PROVINCE E DELLE REGIONI

L'omogeneità e l'univocità delle definizioni e delle classificazioni delle unità amministrative riveste fondamentale importanza per l'Istituto nazionale di statistica e per il Sistema statistico nazionale. A partire dal 1966 l'Istat attribuisce ad ogni comune un codice composto da sei cifre, le cui prime tre identificano la provincia di appartenenza, mentre le restanti identificano il comune nell'ambito della provincia stessa. Le informazioni sulle variazioni relative ai comuni sono rilevate nell'ambito di una indagine corrente dell'Istat condotta presso le Regioni sulla base della quale si procede via via agli aggiornamenti necessari. L'elenco dei comuni e dei relativi codici aggiornato al 1° gennaio 2006 è
disponibile nel sito web dell'Istat. La novità più rilevante riguarda l'adozione dei codici attribuiti secondo il nuovo assetto provinciale della regione Sardegna, a seguito dell'istituzione delle province di Carbonia-Iglesias, del Medio Campidano, dell'Ogliastra e di Olbia-Tempio (legge della regione Sardegna 12 luglio 2001, n. 9). Nella stessa pagina web sono presenti anche: l'elenco di tutte le variazioni amministrative e territoriali che hanno riguardato i comuni italiani a partire dalla data del 1° gennaio 1991, un file di raccordo fra i codici nuovi e quelli precedenti dei comuni della regione Sardegna, due importanti archivi contenenti codici storici, anch'essi aggiornati al 1° gennaio 2006, l'elenco dei comuni soppressi e l'elenco delle denominazioni precedenti. Quest'ultimo archivio è stato realizzato ed è diffuso per la prima volta per rispondere all'esigenza, espressa da più parti, di poter disporre di codici riferibili alle oltre 2.500 denominazioni dei comuni non più attive.

LO STATO DELLA POPOLAZIONE NEL MONDO 2005
Uguaglianza di genere e salute riproduttiva sono i temi dominanti del
rapporto. dell' United nations population fund (Unfpa). Il primo, in particolare, è un diritto umano, uno degli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio (Millenium development goals), fissati nel 2000 in occasione del vertice del Millennio delle Nazioni unite, ed è la chiave per conseguire gli altri sette. Solo degli adeguati investimenti in questi due fattori, uguaglianza di genere e salute riproduttiva, potranno accelerare il progresso sociale ed economico dei paesi poveri.
I settori in cui gli investimenti dovranno essere specificatamente indirizzati sono in particolare l'istruzione per donne e bambini, l'informazione e i servizi per la salute riproduttiva e i diritti economici delle donne. Allargare l'istruzione consente di ridurre i tassi di contagio da Hiv; inoltre, le donne istruite hanno maggiori probabilità di posticipare il matrimonio e la gravidanza acquisendo le competenze necessarie per migliorare lo status sociale e le condizioni economiche.
Migliorare la salute riproduttiva permette di ridurre la mortalità e le patologie disabilitanti e consente di combattere la povertà a livello nazionale. Ridurre malattie e mortalità produce, inoltre, un impatto positivo anche sul bilancio pubblico: le gravidanze in età adolescenziale, l'epidemia di Aids e i tassi di fecondità eccessivi, dovuti alla mancanza di pianificazione familiare, incidono sulle finanze pubbliche bloccando o riducendo il progresso economico-sociale.
Garantire i diritti economici del sesso femminile, facilitando l'accesso delle donne, tra l'altro, al mondo del lavoro consentirebbe di accrescere le produttività nazionali e aumentare il reddito. Per raggiungere gli obiettivi del millennio è stato però riconosciuto come necessario un sostegno economico dei paesi ricchi, attraverso la destinazione dello 0,7 per cento del reddito nazionale. Il rapporto è corredato da una parte statistica, ricca di indicatori a livello nazionale, utili per il monitoraggio degli obiettivi.

LA SPESA DELLE FAMIGLIE PIEMONTESI
Per il quinto anno consecutivo Unioncamere Piemonte e regione Piemonte, nell'ambito delle attività promosse dall'Osservatorio regionale sul commercio, hanno realizzato il
volume che presenta l'indagine riferita al 2005 sulla spesa delle famiglie residenti nei capoluoghi di provincia piemontesi. Ispirandosi alla rilevazione ufficiale Istat sui consumi delle famiglie in ambito nazionale sono state condotte, in tre distinte tranches da 10 giorni ciascuna, alcune rilevazioni su un campione complessivo di 647 nuclei familiari residenti nei capoluoghi di provincia del Piemonte.
La famiglia piemontese spende in media 2.421 euro ogni mese, l'1,6% in meno rispetto all'anno precedente. In una congiuntura economica negativa caratterizzata da prospettive future ancora incerte, le famiglie piemontesi hanno polarizzato le proprie spese verso i beni più strettamente indispensabili e non comprimibili. L'effetto della riduzione percepita del potere d'acquisto si fonde con un complesso fenomeno di riordino delle priorità sui diversi prodotti e servizi, nel quale si profilano nuove esigenze e nuovi valori insiti nei comportamenti d'acquisto. Aumentano così le spese non facilmente comprimibili, legate alle funzioni abitative e comunicative, mentre restano stabili quelle relative al tempo libero e ai divertimenti e diminuiscono le spese per la sanità e i prodotti alimentari, per i quali il consumatore tende a privilegiare un comportamento d'acquisto più attento a promozioni e offerte. A livello territoriale, viene scalzato il primato di Biella che perdurava da quattro anni. Le famiglie vercellesi hanno dichiarato mediamente sia spese alimentari che non alimentari superiori a quelle delle altre città, per cui si pongono al vertice della graduatoria di quest'anno. Biella slitta al terzo posto, superata anche dalle famiglie novaresi, che mantengono la seconda posizione. Torino e Cuneo, pur rimanendo nelle ultime due posizioni, recuperano il gap rispetto alle altre città.

I FUMATORI IN ITALIA
Il fumo di tabacco definito dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) "la prima causa di morte facilmente evitabile" è responsabile ogni anno nel mondo della morte di 4.8 milioni di persone, di cui circa 650.000 nella sola Unione europea e circa 80.000 in Italia. La correlazione diretta tra il fumo attivo e numerose patologie neoplastiche, respiratorie e cardiovascolari è ormai nota da tempo, ma anche l'esposizione al fumo passivo rappresenta un notevole rischio per la salute, come è ormai provato dalla letteratura scientifica internazionale. Questo il punto di partenza del
convegno che si è svolto il 10 gennaio a Roma presso l'Auditorium del Ministero della Salute, organizzato dallo stesso ministero, per fare il punto sulla legge n. 3/2003 art. 51 ad un anno di applicazione. "Ad un anno dall'entrata in vigore della legge, si sono già registrati i primi successi e la legge italiana è diventata un esempio da seguire anche da parte degli altri paesi europei come la Spagna", ha affermato il sottosegretario Domenico Di Virgilio in apertura del convegno, dove sono stati presentati: i dati sui comportamenti dei fumatori prima e dopo l'entrata in vigore della legge, rilevati dall'indagine Multiscopo dell'Istat che analizza un campione di circa 60.000 famiglie; i dati Doxa-Iss-Ossfad sul fumo in Italia che mettono in luce come il numero dei fumatori, in calo dal 1957, sia in modo particolare diminuito nell'ultimo anno (500.000 persone hanno smesso di fumare, dichiarando tra le ragioni di questa scelta il 41,5% i motivi di salute e il 29,4% la consapevolezza dei danni del fumo); i dati dello studio Passi, promosso dall'Istituto superiore della sanità e regioni sugli atteggiamenti degli adulti in merito al divieto di fumo che, oltre a stimare la prevalenza di fumatori, non fumatori ed ex-fumatori, valuta il livello del rispetto delle norme antifumo sul posto di lavoro e le abitudini dei fumatori nelle loro case.

I CITTADINI TOSCANI E L'AMBIENTE
I cittadini promuovono l'ambiente toscano e hanno una percezione positiva della situazione ambientale della propria regione: questo in sintesi il voto espresso dagli abitanti della Toscana nell'ambito dell'inchiesta effettuata dal settore statistica della regione con il supporto dell'ufficio di statistica del comune di Firenze, con obiettivo di quantificare il livello di benessere e il grado di soddisfazione dei cittadini rispetto al luogo in cui vivono e lavorano sia in termini generali che rispetto a specifici parametri.
I risultati della ricerca, raffrontati con quelli di un sondaggio analogo realizzato nel 1999, sono stati raccolti dalla regione nella pubblicazione
I cittadini toscani e l'ambiente collana Informazioni statistiche. Rispetto a cinque anni fa i cittadini si dichiarano più soddisfatti della qualità dell'aria, dell'acqua, della pulizia delle strade, del traffico,del rumore, del verde pubblico, mentre cinque anni fa la percentuale di soddisfatti oscillava tra il 49 e l'82%, oggi si è arrivati a valori compresi tra il 58 e il 92%. Il problema più grave è quello del traffico che influenza la qualità dell'aria e aumenta il rumore ambientale ed è naturalmente più avvertito da coloro che vivono nei centri urbani. Le informazioni ottenute hanno permesso di definire e calcolare per la Toscana l'indicatore Soddisfazione dei cittadini con riferimento al contesto locale, uno dei 10 indicatori sviluppati all'interno del progetto Indicatori comuni europei: l'indagine si inserisce infatti in un filone di ricerche intese a indagare la percezione soggettiva dello stato dell'ambiente realizzate sia in Italia che in Europa. La pubblicazione riflette le priorità di una regione che - come ha sottolineato il vice presidente Federico Gelli - si è data come obiettivo quello di costruire un modello di sviluppo imperniato sulla sostenibilità, conciliando le esigenze dello sviluppo economico con quelle del rispetto ambientale.


IN BREVE...

I tempi della vita quotidiana
Il
convegno, che si è tenuto il 20 dicembre all'Istat, ha messo a confronto esponenti del mondo accademico ed esperti di statistica ufficiale sulla lettura dell'organizzazione dei tempi di vita alla luce dei dati emersi dall'indagine Istat sull'uso del tempo.

Convegno Upi: 100 Indicatori per 100 Province
L'incontro, che si è tenuto a Parma il 25 gennaio, nasce dall'importante esperienza delle province dell'Emilia Romagna, che hanno individuato un insieme di indicatori per permettere ad ogni provincia di conoscere meglio e monitorare la propria gestione, attraverso il confronto con le altre province della regione.

Robcla 2006: Robust classification and discrimination with high dimensional data
Il convegno che si tiene il 25 e il 28 gennaio a Firenze presso Villa Agape, è patrocinato dalla Società italiana di statistica (Sis), dal Dipartimento di Statistica "G. Parenti" dell'Università di Firenze e dalla Esf Network.

Situazione e tendenze della comunicazione istituzionale in Italia (2000-2004)
Diffuso il rapporto realizzato dal Dipartimento della Funzione pubblica con la collaborazione dell'Università Iulm (Libera università di lingue e comunicazione) di Milano. Lo studio contiene la prima indagine a tutto campo sulle attività di informazione e comunicazione che le pubbliche amministrazioni italiane, centrali e territoriali, svolgono ai sensi della legge n. 150 del 2000.

Portale della ricerca italiana
L'obiettivo principale del neonato portale della ricerca italiana è di mettere in rete le esperienze delle università e degli enti di ricerca nazionali sotto il coordinamento del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca.

Comune di Trento: Annuario statistico 2004
Il volume è articolato in 12 capitoli, in particolare in quello relativo all'assetto istituzionale sono pubblicati ex novo i dati dell'attività amministrativa svolta da Giunta e Consiglio comunale e i dati dell'attività dell'ufficio relazioni con il pubblico.

La misura dell'occupazione non regolare nelle stime di contabilità nazionale. Anni 1980-2004
L'Istat elabora correntemente le stime sul volume di lavoro coerenti con gli aggregati economici che contribuiscono alla formazione del prodotto interno lordo realizzato nel periodo di riferimento. Le stime prodotte e diffuse nella Statistica in breve dell'Istat, misurano l'occupazione in termini di occupati interni, posizioni lavorative e unità di lavoro. Ciascuna delle suddette misure fornisce una diversa informazione sul contributo del fattore lavoro al processo di produzione.

I distretti industriali
L'Istat ha diffuso l'elenco dei distretti industriali individuati sulla base dei Sistemi locali del lavoro (Sll) del Censimento 2001.

Terza Conferenza nazionale sull'energia e sull'ambiente
La conferenza, che si svolgerà a Roma dal 23 al 25 febbraio 2006, è organizzata dall'Enea e ha come obiettivo di definire le linee guida e le priorità della politica energetica nazionale con lo scopo di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, la competitività del sistema produttivo nazionale e la tutela dell'ambiente e del territorio.









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