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NEWSLETTER DEL SISTAN N. 60


NUMERO SPECIALE CONFERENZA DI STATISTICA - DICEMBRE 2010



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Decima Conferenza di Statistica

 

Statistica 2.0. Vivere l’innovazione al servizio della società

 

Circa 2.000 visitatori iscritti, oltre 50 spazi di confronto e dibattito, 140 tra relatori e discussant. È questo il bilancio conclusivo della Decima Conferenza nazionale di statistica, che si è svolta a Roma il 15 e il 16 dicembre, presso il Palazzo dei Congressi. La manifestazione, intitolata ‘Statistica 2.0: vivere l'innovazione al servizio della società, ha ricevuto un’ampia copertura mediatica, con 45 lanci di agenzia, cinque articoli su quotidiani nazionali a stampa e on line, un’intervista al presidente a cura dell’emittente radiofonica Radio Rai, un servizio a cura dell’agenzia Adnkronos e un articolo sul Wall Street Journal. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti, il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, la vice Presidente del Senato Emma Bonino, l'amministratore delegato di Intesa San Paolo Corrado Passera, il presidente della Commissione di garanzia per l’informazione statistica Achille Chiappetti e gli ex presidenti dell’Istat Luigi Biggeri, Alberto Zuliani e Guido Maria Rey. La manifestazione è stata molto seguita anche dal popolo dei Social network, specie attraverso Facebook e Twitter. Per una rassegna dei momenti salienti della Conferenza è possibile prendere visione dei video caricati su YouTube

 

 

La parola al presidente dell’Istat

 

Il titolo della Conferenza di quest’anno non vuole evocare il web 2.0 peraltro già superato dal 3.0, ma segnala la necessità di passare al livello superiore di un gioco chiamato statistica, da cui dipende il nostro futuro come singoli e come collettività”. Così Giovannini, nella sua relazione d’apertura, ha inaugurato i lavori della Decima Conferenza nazionale di statistica. “Le tante sessioni della Conferenza sono legate da un filo rosso che, speriamo, consenta nel prossimo futuro di convergere sull’idea di un Patto tra statistica ufficiale e società, dal quale far scaturire i cambiamenti necessari per realizzare il passaggio alla Statistica 2.0” . Vi sono alcune condizioni imprescindibili per l’attuazione di questa intesa. Più nel dettaglio, “utilizzando le innovazioni normative recentemente realizzate e il Codice della statistica ufficiale l’Istat e gli enti del Sistan dovrebbero impegnarsi a mettere in pratica in modo rigoroso azioni volte a: assicurare la qualità e la trasparenza dei processi di produzione e diffusione dell’informazione statistica; contenere l’onere sui rispondenti, in particolare le imprese; potenziare la restituzione dell’informazione prodotta ai singoli rispondenti e alla società; accrescere l’accesso per fini di ricerca scientifica ai dati confidenziali raccolti a fini statistici, assicurando la privacy dei rispondenti; investire sulla formazione degli operatori dell’informazione (giornali, TV, ecc.), al fine di migliorare il loro lavoro ed aiutandoli a distinguere le buone dalle cattive informazioni; creare un dialogo continuo con l’utenza, così da recepire le istanze provenienti dalla società e riorientare la produzione verso i bisogni da essa espressi”. “Da parte loro”, ha aggiunto Giovannini, “le differenti componenti della società potrebbero impegnarsi a sostenere, promuovere e proteggere l’attività della statistica pubblica. Ad esempio: la politica si potrebbe impegnare a riformare la governance statistica europea e nazionale, definendo nuove regole per finanziare il sistema statistico pubblico e regolamentando più incisivamente l’attività della statistica privata, così che anch’essa rispetti, nei fatti, standard minimi di qualità e autonomia; i media potrebbero impegnarsi a non dare spazio a dati statistici su temi, per quanto curiosi e potenzialmente interessanti, già coperti dalle statistiche ufficiali e prodotti in base a metodologie non chiaramente spiegate. La nomina in ogni giornale di un “editore statistico”, come fatto da alcune testate internazionali, con il compito di sovrintendere alla valutazione della qualità dei dati pubblicati consentirebbe un netto salto di qualità sull’informazione diffusa ai cittadini; le rappresentanze del mondo produttivo potrebbero impegnarsi a sostenere presso i propri associati le rilevazioni statistiche condotte dal Sistan e sulle quali il Consiglio nazionale degli utenti si è espresso favorevolmente; il mondo dell’associazionismo e le fondazioni potrebbero impegnarsi su un programma di diffusione della cultura statistica; l’accademia e il mondo della ricerca potrebbero contribuire al disegno di servizi informativi più avanzati e svolgere un ruolo di “cane da guardia” nei confronti dei produttori, pubblici e privati, di informazioni statistiche di dubbia qualità”.Giovannini ha poi delineato il quadro istituzionale all’interno del quale la statistica ufficiale dovrebbe operare in un futuro neanche troppo lontano.“La crisi greca ha ampliato notevolmente il numero di persone influenti che ritiene necessario trattare gli istituti di statistica come autorità indipendenti alle quali è affidata la produzione di un bene pubblico realizzato in nome e in favore dell’intera società, e non solo delle autorità governative. Per procedere ad un rafforzamento della governance statistica si deve operare sia sul fronte nazionale, sia su quello europeo”. “La risposta definitiva a questo problema”, ha sostenuto Giovannini “può essere data creando un nuovo sistema, analogo a quello delle banche centrali: il Sistema europeo degli Istituti di statistica (SeIs). Nel SeIs l’Eurostat dovrebbe diventare un istituto autonomo, mentre gli istituti di statistica nazionali dovrebbero avere lo stesso status delle banche centrali nazionali. Insieme, l’Eurostat e gli istituti di statistica dovrebbero essere dotati di potere regolamentare in materia statistica. Se si condividesse questa prospettiva”, ha ribadito Giovannini “nel breve termine si potrebbero adottare decisioni in grado di approssimare il funzionamento del SeIs, quale il varo di una Direttiva europea che detti linee-guida che ciascun paese dovrebbe poi introdurre nel proprio ordinamento nazionale”. Da ultimo il presidente ha dichiarato che la costituzione della “Scuola superiore di statistica e analisi sociali ed economiche” potrebbe rappresentare un’importante opportunità per migliorare il processo di selezione e qualificazione dei dirigenti degli uffici di statistica.

 

 

I nuovi scenari della statistica oggi

 

La decima edizione della Conferenza nazionale di statistica, aldilà degli spazi più tradizionali e istituzionali, è stata particolarmente ricca e originale e ha proposto spunti molto vari di incontro tra statistici e varie comunità di utilizzatori in spazi informali dove i partecipanti hanno avuto modo di prendere parte direttamente al dibattito secondo un’impostazione innovativa e partecipativa; un luogo, di cittadinanza attiva, per analizzare e ragionare sulle prospettive e sugli strumenti della statistica ufficiale e anche un fondamentale momento di confronto per analizzare come lo sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione aprano nuovi scenari anche nella produzione e nella fruizione della statistica ufficiale, a livello nazionale e internazionale.La classica divisione tra chi produce e chi utilizza l’informazione risulta più sfumata ed emerge con maggiore evidenza quel fattore di condivisione della conoscenza che va sotto il nome di “intelligenza collettiva”. La statistica è un bene pubblico ed è per questo che la Conferenza ha inteso porre le basi per la costituzione di un nuovo “patto” tra produttori dell’informazione statistica, cittadini, istituzioni, imprese e mondo della comunicazione. Le parole chiave che connotano questo nuovo approccio sono pertanto condivisione, interazione, evoluzione delle idee, flessibilità, azzeramento delle differenze, partecipazione, rete, socializzazione, apertura, flusso, aggregazione.Per favorire questa vocazione la Conferenza si è articolata in diverse aree di “scambio” e di “ascolto” all’interno delle quali si sono confrontati i diversi attori della società scientifica, civile ed istituzionale del Paese, per discutere dei temi caldi della statistica oggi: utilizzo di nuovi strumenti tecnologici, per migliorare la fruibilità delle statistiche e sviluppare nuove forme di condivisione nell’uso dei dati, le nuove forme di comunicazione e rappresentazione delle statistiche, in grado di trasformare il dato in informazione utile e comprensibile per tutti.Lo spazio centrale intendeva rappresentare lo spirito della “piazza”, principale luogo di aggregazione dove i cittadini scambiano i propri saperi, idee e prodotti, attivando la pratica dell’ascolto fondamentale per l’acquisizione di nuova conoscenza.I lavori della Conferenza sono stati organizzati quest’anno secondo un’impostazione innovativa rispetto alle precedenti edizioni. Accanto alle classiche Sessioni plenarie e parallele, 13 in tutto, all’Area Poster per la presentazione di temi e ricerche di carattere statistico e al Salone espositivo, composto da stand dei soggetti appartenenti al Sistan, sono stati previsti sei nuovi Spazi di confronto.Lo spazio denominato Agorà ha ospitato le comunità che si avvalgono dei dati statistici (esempio: quella dei bloggers, degli utilizzatori di dati, dei ricercatori, dei filosofi) con la funzione di ampliare i confini di ogni singola comunità.Nell’area Scenari sono stati presentati dalla comunità scientifica progetti innovativi, proposte ed idee realizzate o da realizzarsi.Nell’area Un Sistema che innova e si rinnova sono stati presentati prodotti e realizzazioni rilevanti da parte di soggetti del Sistan.Lo spazio Storytelling e stato dedicato alla illustrazione di casi o best practices di sperimentazione di nuove forme di linguaggio per raccontare la statistica in modo brillante e attraente anche agli occhi dei non addetti ai lavori.Statcamp ha offerto invece uno spazio aperto di discussione costruito secondo i princìpi cardine del BarCamp, la “non-Conferenza collaborativa”, caratterizzata da specializzazione, eguaglianza, condivisione.Una novità ha rappresentato inoltre lo spazio Under21. Giovani statistici a confronto, riservato alle scuole per avvicinare i giovani alla statistica attraverso un linguaggio accessibile, innovativo e ludico. Alcune delle tradizionali Sessioni parallele della Conferenza hanno ospitato importanti dibattiti sul futuro del Sistema e sulle sue prospettive di cambiamento.

 

La riforma del Sistema statistico nazionale

 

Importante contributo nell’ottica del dibattuto cambiamento del Sistema statistico nazionale, a livello istituzionale (con la possibile riforma del d.lgs 322/89) e procedurale (con la recente adozione del Codice italiano delle statistiche ufficiali) è stata la sessione parallela dedicata in Conferenza alla riforma del Sistema statistico nazionale che è stata presieduta da Antonio Naddeo, Capo dipartimento della Funzione pubblica, e introdotta da Raffaele Malizia, direttore centrale Istat; vi hanno preso parte Achille Chiappetti, della Commissione per la garanzia dell’informazione statistica, Ugo Trivellato, docente di statistica economica all’Università di Padova, Cinzia Viale, presidente del Coordinamento nazionale degli uffici di statistica delle province italiane, Maria Teresa Coronella, dirigente del Sistema statistico regionale del Veneto e componente del Cisis, Riccardo Innocenti, presidente dell’Unione statistica dei comuni italiani, Fulvio Ananasso, dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. A 20 anni dalla sua istituzione il d.lgs 322/89, pur confermando la lungimiranza della sua architettura a rete – del tutto coerente con i principi costituzionali fissati nel Titolo V riformato nel 2001 - mostra alcune criticità che ne hanno limitato l’effettiva applicazione e di cui nei mesi estivi si è dibattuto in un forum on line. Nella sua relazione Malizia ha illustrato i risultati principali della discussione sui diversi temi affrontati, fra i quali il rapporto con il nuovo Titolo V della Costituzione relativo al federalismo e il quadro normativo europeo sulla statistica ufficiale, la necessità di puntare sull’innovazione e il coordinamento della modulistica e dei formati di trasmissione dei dati amministrativi per la costruzione di sistemi informativi integrati in un’ottica di forte cooperazione, l’importanza di mettere gli utilizzatori al centro del sistema con l’istituzione del Consiglio nazionale degli utenti dell’informazione statistica, l’esigenza di razionalizzare e irrobustire il sistema attraverso il ricorso a forme associative delle piccole realtà comunali, il salto di qualità a sostegno dell’autorevolezza, autonomia e credibilità degli uffici di statistica anche mediante strategie di formazione a largo spettro promosse dall’istituenda Scuola superiore della statistica ufficiale. Chiappetti ha ribadito la sostanziale validità del d.lgs 322/89, al quale vanno però apportate modiche in grado di rafforzare il centro del Sistema a rete che regola il Sistan. Completezza e imparzialità sono i principi del Codice delle statistiche europee che la Cogis, autorità vigilante della statistica pubblica, applica nella sua prassi già da qualche anno, mantenendo l’indipendenza nel suo operato. Per Trivellato c’è bisogno soprattutto di rafforzare la partecipazione degli utilizzatori e orientare le modalità di rilascio e di accesso verso prodotti statistici flessibili ed articolati, in particolare favorendo lo scambio di microdati nel rispetto delle regole di tutela della privacy, che andrebbero molto semplificate. Viale ha evidenziato come l’attuazione del sistema statistico sia molto differenziata negli Uffici di statistica delle Province quanto a costituzione degli uffici, disponibilità di risorse umane, finanziarie e strumentali, qualità della produzione, indipendenza e autonomia della funzione. Secondo Coronella le Regioni possono costituire il fulcro territoriale e policentrico del Sistan attraverso cui realizzare il decentramento dell’assetto organizzativo del sistema, la razionalizzazione dei flussi informativi e l’individuazione di forme adeguate di finanziamento della funzione statistica. “Quale sarà il ruolo dei comuni nel Sistema statistico riformato” è la questione posta da Riccardo Innocenti, che nel suo intervento ha messo in evidenza i punti di forza e debolezza del Sistema, ricordando le difficoltà organizzative ed economiche dei comuni e avanzando alcune proposte, come il rafforzamento dei vincoli normativi e del ruolo del Sistema a partire dai prossimi censimenti e l’esigenza di sostenere l’investimento nella qualità. “L’affidabilità e omogeneità dei dati sono requisiti fondamentali per l’Agcom”, ha sostenuto Fulvio Ananasso, per il quale la collaborazione con altri enti che producono dati specifici e la facilità di accesso sono elementi fondamentali per poter garantire la qualità dell’attività statistica.

 

Progetti e proposte per migliorare il Sistema

 

Il Consiglio nazionale degli utenti

Conoscere le esigenze degli utenti è essenziale per una strategia che vuole collocare istituzioni, imprese e cittadini entro un processo di programmazione delle informazioni statistiche non guidato solo dall’offerta ma sostanzialmente orientato dalla domanda. Una strategia che non deve solo essere finalizzata alla formulazione del Programma statistico nazionale ma allo sviluppo di un confronto permanente fra produttori e utilizzatori per condividere linguaggi, scelte di diffusione, responsabilità. Un’approfondita indagine effettuata attraverso i circoli di qualità del Sistan ha messo in luce che gli utenti specialistici richiedono microdati, oppure incroci tra variabili non diffusi ma diffondibili, mentre gli utenti non specialistici rivelano (richiedendo dati già pubblicati, oppure non pubblicati perché non diffondibili o non rilevati) una insufficiente conoscenza delle statistiche ufficiali e una scarsa comprensione di alcune definizioni e termini statistici. Per evitare ogni possibile rischio di “autoreferenzialità della statistica ufficiale, la risposta a queste esigenze è stata individuata”, nella costituzione del Consiglio nazionale degli utenti dell’informazione statistica (Cnuis) che, ispirandosi ad alcuni aspetti delle esperienze francese, inglese e dell’Unione europea, dovrà svolgere una fondamentale funzione di mediazione all’interno del mondo degli utilizzatori per far emergere le priorità espresse dall’utenza, dati i vincoli normativi e di bilancio. Questa proposta, frutto di un lavoro realizzato dall’Istat e discusso in Comstat, è stata presentata alla Decima Conferenza nella sezione Scenari come contributo strategico per sostenere l’autorevolezza, la pertinenza e, in definitiva, l’utilità della statistica ufficiale.

 

 

 

 

La nuova newsletter della statistica ufficiale

 

Nel panorama della statistica ufficiale italiana sono ancora scarsi gli strumenti per la condivisione di progetti e programmi di lavoro, per lo scambio di idee e lo sviluppo del confronto sui temi dell’informazione quantitativa, per la promozione di metodi e standard innovativi, per la conoscenza di esperienze significative e best practices, tutti elementi essenziali per la produzione di statistiche di qualità. Da qui nasce il progetto, presentato da Mirko Benedetti, di creare una newsletter attraverso cui condividere informazioni sulla produzione statistica nazionale, portare a conoscenza attività in corso e progetti per il futuro, aprire o rilanciare dibattiti su temi di rilievo e attualità, rafforzare la cooperazione tra i soggetti della statistica ufficiale presenti sul territorio nazionale, selezionare le informazioni d’interesse provenienti dagli istituti di statistica in Europa e dalle organizzazioni internazionali. La nuova newsletter avrà cadenza bimestrale, sarà prodotta in lingua italiana e inglese, sarà pubblicata sul sito web dell’Istituto e inviata per posta elettronica a università, centri di ricerca, organismi internazionali e persone o enti che ne faranno richiesta.

 

 

La sfida dei censimenti

 

Il Censimento della popolazione è per la prima volta disciplinato da un regolamento europeo. In Italia il censimento sarà caratterizzato da metodi e tecniche innovative, maturate dallo studio di esperienze estere e dal confronto con attori e utenti. Durante la sessione I Censimenti del 2011 e oltre sono state presentate e discusse le principali novità in materia di uso dei dati amministrativi, di tecniche di campionamento nei comuni di maggiori dimensioni, di organizzazione della rilevazione censuaria. La sessione, importante momento di dibattito e di confronto sul tema più classico della statistica pubblica, è stata coordinata da Viviana Egidi, ordinaria presso la facoltà di Scienze statistiche dell’Università La Sapienza di Roma. Ha introdotto il tema Andrea Mancini, direttore centrale Istat dei censimenti generali, e sono intervenuti Alessandro Pansa, capo del Dipartimento affari interni e territoriali del Ministero dell’Interno; Claudio Gagliardi, direttore del Centro studi di Unioncamere, Antonio Golini, docente di sviluppo sostenibile alla Luiss di Roma; Marzio Barbagli, ordinario di Sociologia presso l’Università di Bologna; Riccardo Cappellin, presidente dell’Associazione italiana di Scienze regionali e Michele Talia, dell’Istituto nazionale di urbanistica. Mancini ha illustrato nel suo intervento le numerose novità tecniche e metodologiche dei censimenti 2011 ormai alle porte. Pansa ha sottolineato l’importanza del rapporto tra anagrafi e censimento: l’aggiornamento delle anagrafi è necessario per le operazioni censuarie e queste, a loro volta, aspettano i risultati del censimento per essere aggiornate. Claudio Gagliardi, si è invece soffermato sul Censimento dell’industria e dei servizi, di cui ha ricordato le innovazioni nella strategia dei rilevazione, che ora utilizza i registri statistici assistiti da rilevazioni campionarie. Va inoltre garantita, ha aggiunto, la restituzione delle informazioni alle imprese, alle quali servono dati tempestivi e analisi dettagliate dal punto di vista territoriale. Antonio Golini ha auspicato per il futuro censimenti “brevi e snelli”, sui quali costruire grandi indagini campionarie atte a monitorare una realtà demografica e sociale sempre più dinamica. Barbagli ha enfatizzato l’importanza dei dati censuari per lo studio delle classi sociali e la loro distribuzione nello spazio delle grandi città. Secondo Riccardo Cappellin c’è bisogno di informazioni quantitative per il knowledge management territoriale, sui flussi di mobilità del lavoro tra le imprese e i fattori dei processi di apprendimento interattivo. Per Michele Talia le nuove basi territoriali che verranno realizzate in occasione del prossimo censimento costituiranno una preziosa risorsa per capire le trasformazioni in atto negli insediamenti residenziali.

 

 

Il federalismo e le fonti amministrative

La costruzione di sistemi informativi adeguati a rendere operativo ed efficiente il decentramento fiscale è possibile solo con l'uso massiccio di informazioni di origine amministrativa, le uniche adeguate, per livello di dettaglio tematico e territoriale, a rispondere alle esigenze del federalismo fiscale. Accessibilità, fruibilità e integrabilità delle fonti amministrative sono temi primari per consentire al Sistan di fornire il supporto agli enti che saranno i nuovi titolari di attività fiscali. La sessione dedicata all’attualissimo tema è stata presieduta da Manlio Calzaroni, direttore centrale Istat e ha visto la presenza di Ernesto Longobardi, della Commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff), Giovanni Alfredo Barbieri, direttore centrale dell’Istat, e Massimo Bordignon, ordinario di economia pubblica all’Università Cattolica di Milano. Per Manlio Calzaroni la fonte amministrativa è una base indispensabile per fornire informazioni idonee alla gestione del federalismo fiscale. Nel suo intervento Longobardi ha ribadito l’esistenza di un forte fabbisogno informativo al quale dare risposta per l’attuazione delle leggi di riforma del sistema di finanza pubblica. Secondo Giovanni Alfredo Barbieri l’attuazione del federalismo rappresenta una sfida e un’occasione storica anche per sviluppare l’informazione statistica e dare nuovo slancio al Sistema statistico nazionale. Da una parte, ha aggiunto,sono necessarie statistiche confrontabili a livello territoriale dettagliato per dare attuazione ai meccanismi di perequazione, dall’altro gli enti locali hanno bisogno di basi informative per il governo locale, senza dimenticare che è sempre più necessario sviluppare strumenti di misurazione adeguati a valutare l’impatto e l’efficacia delle politiche locali sul benessere dei cittadini. Nel suo intervento, Bordignon ha raccontato le difficoltà che i ricercatori incontrano nel reperire dati contabili su regioni e enti locali, proponendo misure idonee a migliorare la qualità, la quantità e l’uso delle informazioni.

 

 

Qualità della statistica pubblica

 

La sessione ha avuto la funzione di stimolare il dibattito sulle nuove sfide per la qualità che la statistica pubblica si trova ad affrontare per rispondere ad esigenze conoscitive complesse e in rapida evoluzione. È stata sottolineata l’esigenza di condividere la politica per la qualità adottata dall'Istituto, al suo interno e per il Sistema, e di avviare un confronto sulle recenti iniziative poste in essere per la sua attuazione, prima fra tutte l'adozione del Codice italiano delle statistiche ufficiali. Giancarlo Marini, della Commissione di garanzia per l’informazione statistica, ha moderato il dibattito al quale hanno partecipato Andrea Saltelli, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), Daniela Cocchi, docente di statistica all’università di Bologna, Carlo Filippucci, ordinario di statistica economica dell’università di Bologna, Marina Signore e Nereo Zamaro dell’Istat. Saltelli ha incentrato il suo intervento sulla dubbia qualità di alcuni indicatori e ratings molto popolari sia nel mondo accademico che sui media, usati per giudicare la bontà dei paesi, la loro amministrazione, la competitività, la sostenibilità delle finanze e la cura per l’ambiente. Cocchi ha affrontato la questione della qualità dei dati ambientali, che spesso sono raccolti per finalità non statistiche. La metodologia di raccolta è una questione importantissima e non può essere trascurata quando si parla di informazioni ambientali di interesse pubblico. Carlo Filippucci si è soffermato sul “diluvio di dati” provenienti da fonti diverse, fenomeno che assume particolare rilevanza per quanto riguarda la pubblica amministrazione, che raccoglie grandi archivi amministrativi utilizzati nella statistica pubblica ma anche da altri soggetti. L’utilizzo di questi dati per fini statistici pone il problema della loro qualità, che in alcuni casi presenta ancora diverse lacune. Occorre dunque definire strategie adeguate. Signore ha illustrato la politica per la qualità dell’Istat, le sue principali linee di attuazione e sviluppo mettendone in evidenza i forti collegamenti con il quadro europeo. Infine, nel suo contributo, Zamaro ha cercato di valutare la coerenza e l’aderenza delle statistiche prodotte nell’ambito del Sistan ai requisiti del Codice italiano delle statistiche ufficiali. Tali requisiti sono organizzati in 15 principi distribuiti in tre campi distinti che influenzano la qualità delle statistiche regolarmente prodotte, dagli ostacoli legati al contesto istituzionale ai processi e prodotti statistici. I dati presentati provengono da una rilevazione esplorativa di tipo CAWI condotta nel periodo dal 25 ottobre al 15 novembre cui hanno partecipato 206 uffici di statistica su 288, operanti all’interno di istituzioni pubbliche nazionali (ministeri, enti pubblici non economici, ed enti di ricerca) e locali (camere di commercio, regioni, province e comuni maggiori). I risultati mostrano una certa variabilità sia all’interno delle singole dimensioni che tra di esse, e delineano un profilo attendibile per gli uffici rispondenti della situazione operativa vigente, mettendo in luce sia aspetti specifici, sia le forme emergenti di associazione fra le modalità delle variabili studiate.

 

 

Un sistema che innova e si rinnova

 

Dedicata alla presentazione di prodotti e realizzazioni di maggior rilievo da parte dei soggetti del Sistema statistico nazionale, la sezione Un sistema che innova e si rinnova ha ospitato, tra l’altro i seguenti interventi: Sistema informativo delle classificazioni. Accesso tramite web services, a cura di Giovanna D'Angiolini; SiGeoS Basilicata, di Anna Maria Grippo e Antonella Bianchino; Il Sistema informativo delle professioni, a cura di Cataldo Scarnera, Mario Gatti e Saverio Gazzelloni; Le nuove frontiere del data sharing, di Vincenzo Patruno e Alessandro Capezzuoli; Il nuovo sito web dell'Istat: da prodotto informativo a strumento di servizio, a cura di Giulia Mottura; I.Stat, di Stefano De Francisci e Stefania Bergamasco; La Carta dei servizi del servizio di statistica e toponomastica del comune di Firenze, a cura di Ciro Annicchiarico e Riccardo Innocenti; Integrazione di archivi e gestione di basi di dati dei numeri civici, di Mario Porri e Stefania Cicatiello.

 

 

Le tavole rotonde

 

Il controverso tema del ruolo dell’informazione statistica nelle complesse interazioni tra pubblico, media e mondo della politica è stato al centro di tavole rotonde dedicate alle quali hanno partecipato giornalisti, rappresentanti del mondo della politica, dell’imprenditoria e della società civile che hanno condiviso riflessioni, proposte e analisi.

 

 

 

La statistica e i media

 

La tavola rotonda dal titolo Ma la statistica oggi, serve davvero? E a chi? è stata coordinata da Alessandra Galloni del Wall Street Journal. Hanno partecipato Nerio Alessandri, presidente Technogym, Vittorio Bonori, dello Zenith Optimedia Group, l’onorevole Enrico Letta e Giovanni Moro, presidente Fondaca. Galloni ha introdotto il tema sottolineando come non sia in dubbio l’utilità della statistica ma piuttosto l’uso che se ne può fare. Per fiducia nei confronti della statistica gli italiani si pongono al di sotto della media europea. Bonori ha ricordato come la statistica sia un indispensabile strumento di misurazione anche nella sua professione poiché consente di testare l’efficacia delle campagne pubblicitarie, ma al tempo stesso ha lamentato la scarsa capacità di molte aziende di leggere i dati in prospettiva e non soltanto in un’ottica di breve termine. Alessandri ha sottolineato che in un mondo in veloce cambiamento l’unica certezza sia l’incertezza. In questo contesto la statistica può contribuire a gestire le trasformazioni. In un’ottica aziendale, inoltre, consente di effettuare la scelta giusta, anche se impopolare, al momento giusto. Ha rivolto infine alla classe politica una domanda: “come mai anche in presenza di informazioni quantitative non sempre le scelte sono consequenziali”? Letta ha insistito sulla necessità di interpretare le informazioni disponibili e renderle fruibili a tutti. Ha ricordato che sono importanti le prospettive di lungo periodo ed è fondamentale la terzietà della statistica; ha proposto, nel merito, che l’istituto di statistica di ogni paese europeo sia presieduto da una persona di nazionalità diversa per evitare che si possa ripetere il caso Grecia. Moro ha invece messo in luce che accanto a un eccesso di dati su alcuni fenomeni, ci troviamo di fronte a una totale carenza informativa su altri. Ad esempio, non ci sono informazioni sulla responsabilità d’impresa, pur essendo importante per il futuro di tutti, e sul rispetto dei cittadini malati in Europa, malgrado l’esistenza di una carta dei servizi. Si corre quindi il rischio che un fenomeno non rappresentato dalla statistica sia percepito come non esistente. A questo punto Enrico Giovannini è intervenuto ricordando che, nella sua relazione introduttiva, aveva auspicato la costituzione di un nuovo sistema europeo analogo a quello delle banche centrali in cui gli Istituti di statistica nazionali abbiano lo stesso status delle banche centrali nazionali. Ha ipotizzato, riguardo a un intervento più tempestivo della statistica ufficiale nel dibattito pubblico, la possibilità di diffondere regolarmente dati sul tema che un algoritmo indichi come quello che ha totalizzato il maggior numero di parole sui media nella settimana precedente.

 

Non di solo Pil: i nuovi indicatori del benessere

 

Grande interesse ha suscitato la tavola rotonda dal titolo I nuovi indicatori del benessere, coordinata da Dario Laruffa, giornalista Rai. Ha introdotto il dibattito Linda Laura Sabbadini direttore centrale Istat; sono intervenuti Giulio Marcon, della campagna Sbilanciamoci, Antonio Marzano, presidente del Cnel, Alessandra Mottola Molfino, presidente di Italia Nostra, Corrado Passera, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, e Matteo Ricci, presidente della provincia di Pesaro. Si tratta di un tema di grande attualità attorno al quale si è sviluppata negli ultimi mesi un’ampia discussione a livello internazionale. Laruffa ricorda quando, nel 1987, la rivalutazione del Pil portò l’Italia a scavalcare la Gran Bretagna e conquistare il quinto posto nella graduatoria dei paesi industrializzati e sottolinea come la ricerca di indicatori “integrativi” del Pil sia un’esigenza non solo degli ultimissimi anni ma sia emersa diverse volte nel tempo. Per Sabbadini l’insufficienza del Pil è ormai riconosciuta dalla politica e dall’associazionismo oltre che avvertita dall’Ocse e dalla Commissione europea. Non si tratta di “rottamare” l’indicatore ma di affiancare al Pil misure di benessere globale. L’Italia è in grado di affrontare questa sfida perché già da anni ha compiuto, attraverso l’Istat, una sorta di rivoluzione copernicana, restituendo visibilità statistica a soggetti come donne, bambini, anziani stranieri e portatori di handicap, contribuendo così alla comprensione del tessuto sociale. La questione, oggi, è definire un set di indicatori che possano misurare sia la crescita del benessere sociale sia la sua equità, facendo emergere le eventuali disuguaglianze. Passera ha sostenuto che è giusto andare oltre il Pil, ma allo stesso tempo va misurato ciò che è veramente importante, è impensabile che ognuno si costruisca il proprio indicatore mentre opportune misurazioni farebbero emergere eccellenze dell’Italia, come il turismo, l’industria collegata al settore agricolo. È giusto andare oltre il Pil, ha proseguito, utilizzando ad esempio indicatori facili e confrontabili per misurare il fenomeno dell’occupazione, o della creazione e distruzione dei posti lavoro, tuttavia la crescita è importante e bisogna dire no alle suggestioni della “decrescita felice”. Secondo Marzano la domanda di fondo è “cosa vuol dire benessere” e ricorda che il Pil rende ragione della crescita delle risorse economiche che possono essere impiegate anche per risolvere altri problemi. Il fatto che questi vengano o meno affrontati e risolti dipende dalle scelte che si fanno. Ricorda infatti che oggi esistono paesi in cui la crescita economica è a due cifre ma ciò non produce sviluppo e benessere sociale per i cittadini. Aggiunge infine che il Cnel è disponibile a collaborare con l’Istat per realizzare un “costituzione statistica”. Per Mottola Molfino è giusto che anche il patrimonio culturale in senso ampio entri a far parte della misura del benessere di un paese per mantenerlo anche alle generazioni future. La mera crescita economica, infatti, non tiene conto dei beni comuni dissipati come ambiente, energia, dignità degli assetti urbani. Su questi temi occorre sviluppare la solidarietà piuttosto che la competizione e il riconoscimento della centralità del patrimonio culturale è necessario nelle politiche pubbliche. Marcon ricorda che la scelta di indicatori non è mai neutrale, ma segue sempre una visione. Sbilanciamoci stila una graduatoria delle regioni italiane - in testa alla quale si colloca il Trentino e nelle ultime posizioni Sicilia e Campania – scegliendo indicatori diversi da quelli della graduatoria del Sole24ore: ad esempio non considera il numero di depositi bancari in relazione agli abitanti ma l’accesso al credito e promuove una costruzione partecipata degli indicatori tra i corpi intermedi della società e il rigore scientifico inattaccabile delle istituzioni statistiche, “la necessità”, conclude, “è fare entrare questi nuove misurazioni nella legge di stabilità e nel bilancio dello Stato”. Ricci ha portato l’esempio della provincia di Pesaro-Urbino, che si è posta il problema di misurare il benessere per orientare le politiche pubbliche. Si tratta di una sorta di “rivoluzione culturale” che mira a una crescita di qualità, ad esempio piuttosto che continuare a costruire riqualificare il patrimonio urbano esistente.

 

Comunicare la statistica e informare la società

 

La tavola rotonda Comunicare la statistica e informare la società è stata coordinata da Stefano Rolando docente all’università Iulm di Milano. Ha introdotto il tema Ilvo Diamanti, ordinario di Scienza politica all’Università di Urbino, sono intervenuti i giornalisti Rosaria Amato di Repubblica, Gianluca Vannucchi dell’Ansa, Lucia Coppa di Radio Rai, Antonio Signorini de Il Giornale e Stefano Lepri di La Stampa. Diamanti ha aperto il dibattito con una provocazione: agli statistici interessa poco comunicare i propri dati e i professionisti della comunicazione sono poco interessati alla credibilità. Ha inoltre segnalato come, soprattutto nelle trasmissioni televisive, fra i molti “esperti” chiamati a commentare le notizie del momento difficilmente vi sia lo statistico. Ha concluso quindi auspicando che gli statistici si mettano in gioco di più di quanto avvenga ora, che diventino “narratori” dei propri dati e svolgano la funzione di custodi della realtà rispetto alle opinioni che vengono riportate dai media. Coppa ha segnalato la necessità, soprattutto per chi si occupa di radio, di sintesi e tempestività, di utilizzare pochi numeri e approfondirne, invece, il significato e in questo senso una “narrazione statistica” sarebbe particolarmente utile. L’autorevolezza della fonte è quindi fondamentale per superare la istintiva diffidenza dell’ascoltatore. Vannucchi ha ricordato come, negli ultimi anni, siano aumentate in maniera esponenziale le notizie che arrivano dall’Istat, soprattutto quelle in campo sociale: basti pensare che nel 1981 gli archivi Ansa riportavano 29 notizie che citavano Istat nel titolo, nel 1990 erano già 96, nel 2000 erano 395 e al 15 dicembre 2010, erano 943. Amato ha riportato l’esperienza del blog che offre maggiori possibilità di approfondimento e aggiornamento dei dati, permettendo anche il commento dell’esperto di numeri. Il blog consente anche l’intervento dei lettori che, spesso, mettono a confronto i dati con la propria esperienza e richiedono spiegazioni sia tecniche sia generali: ne è stato un esempio la statistica sulle retribuzioni. Lepri ha ricordato come sia importante che un quotidiano indipendente cerchi sempre la verità dei numeri nonostante le sollecitazioni della politica. Signorini, riprendendo l’esempio del caso della Grecia dove le statistiche sono state falsate dagli stessi governanti, ha ribadito che l’ indipendenza del Sistema statistico nazionale e la trasparenza delle statistiche ufficiali sono fuori discussione; “l’informazione di parte può eventualmente gerarchizzare le notizie” – ha aggiunto – “senza escludere i dati; va comunque evitato accettare acriticamente dati da fonti non verificate o commentare male dati corretti”. Il dibattito si è concluso con alcuni interrogativi: la statistica che sa raccontare piace ai giornalisti? Lo storytelling è una strada da perseguire? A questa provocazione di Rolando, gli esperti hanno proposto un percorso che vede gli statistici uscire dal ruolo opaco di semplici “consulenti” per sviluppare capacità di raccontare storie; dall’altra parte gli operatori della comunicazione devono avere una formazione mirata per migliorare la capacità di comprendere e interpretare le statistiche

 

Per un nuovo patto tra il sistema statistico e il Paese

 

La Decima Conferenza si è conclusa con la tavola rotonda dal titolo Per un nuovo Patto tra il sistema statistico e il Paese presieduta dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini con l’intervento del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi. Hanno partecipato Emma Bonino vice Presidente del Senato, Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Università di Trento, Ivan Malavasi presidente della Cna, Roberto Reggi, vice presidente Anci e Orazio Carabini del Sole 24 Ore. Giovannini ha introdotto i lavori ripercorrendo tutti i momenti dei due giorni di Conferenza nei quali le sollecitazioni lanciate ai numerosi interlocutori in merito al patto fra statistica e società sono state accolte e hanno prodotto risposte interessanti. Il Ministro Sacconi ha ricordato come la statistica consenta alla società di conoscere se stessa, auspicando poi un rafforzamento del sistema statistico europeo, che deve produrre un maggior numero di indicatori di stabilità, che riguardino non solo il debito pubblico ma anche la ricchezza dei paesi, la ricchezza e il tasso di patrimonializzazione delle famiglie, la propensione al risparmio. C’è inoltre bisogno di dare più peso alle previsioni demografiche, includendo quelle relative alla natalità e all’invecchiamento della popolazione, per consentire la definizione di politiche di lungo periodo al fine di garantire la sostenibilità del sistema. La vice Presidente del Senato Bonino si è chiesta cosa possa fare il Parlamento per promuovere la cultura di una “buona statistica” e ha auspicato un rafforzamento dell’autorità garante per l’informazione statistica. Reggi ha chiesto un ruolo più incisivo dei comuni all’interno del sistema statistico nazionale poiché rappresentano il livello istituzionale più vicino ai cittadini. Per migliorare la qualità delle statistiche territoriali occorre investire nelle risorse da assegnare alla funzione statistica mentre per quanto riguarda le informazioni di livello micro-territoriale i comuni hanno bisogno di disponibilità con maggiore frequenza rispetto alla cadenza decennale dei censimenti. Cipolletta si è fatto promotore dell’introduzione dell’insegnamento della statistica nelle scuole superiori. Quanto al rafforzamento dell’autonomia dell’Istat ha suggerito di ricorrere a un parametro fisso che garantisca la stabilità del finanziamento all’Istituto. Carabini si è soffermato sulle difficoltà che la statistica sta incontrando in giro per i mondo, basti pensare al “caso Grecia” che ha depresso i mercati finanziari senza che sia stata comminata alcuna sanzione concreta ai responsabili. Ha inoltre visto con favore la proposta di Giovannini di inserire nello staff delle redazioni dei giornali un editor che valuti la qualità delle informazioni statistiche veicolate e infine auspicato che l’Istat possa farsi “censore” della cattiva informazione prodotta e diffusa. Anche Malavasi si è trovato d’accordo sul patto fra statistica e società, c’è bisogno di un “luogo” in cui tutte le componenti e le informazioni confluiscano e siano certificate, dunque utilizzabili con sicurezza: l’associazione che egli presiede è disponibile a mettersi a disposizione con la propria rete diffusa sul territorio e attraverso la condivisione dei dati sulle imprese da essa gestiti, rafforzando l’impegno in progetti già in corso con l’Istat a livello regionale nella prospettiva di allargare l’azione all’intero territorio nazionale.

 

 

La statistica può essere attraente anche per i non addetti ai lavori?

 

Questo è il tema affrontato nello spazio della Conferenza dedicato allo storytelling. Alberto Zuliani, ordinario di statistica all’Università La Sapienza, ha spiegato che verso la statistica abbiamo spesso una resistenza infondata quando in realtà quotidianamente ragioniamo e operiamo statisticamente. Fin da piccoli impariamo a classificare, a scegliere in base alle esperienze passate e all’informazione che via via accumuliamo. Di fronte all’indice del costo della vita e all’andamento del prodotto lordo, però, spesso arretriamo e ci rifiutiamo di capire. La statistica è invece un imparziale strumento di cittadinanza che, addestrandoci alla variabilità, ci abitua anche alla tolleranza, ed è per questo che la statistica ufficiale deve avvicinare la statistica ai cittadini.

 

 

Liberare i dati per liberare la conoscenza

 

Nell’ambito del più vasto movimento per un Open Government, motivato dall’esigenza di avvicinare il governo ai cittadini rendendo accessibili e trasparenti le normative e gli atti dell’amministrazione, il movimento open data chiede il pieno e agevole accesso ai dati statistici, con standard informatici condivisi e senza restrizioni all’uso e alla riproduzione. L’Istat condivide questa filosofia generale, ma intende discutere questioni aperte, quali quelle della qualità e della riconoscibilità delle fonti, del rispetto del segreto statistico, del corredo di metainformazione. Un altro aspetto critico è quello di come consentire ai cittadini e agli utenti l’accesso alle competenze dei ricercatori e dei produttori di dati. Su questo importante tema si sono confrontati, nello spazio Agorà, Giovanni Alfredo Barbieri direttore centrale Istat, Alberto Cottica direttore del progetto Kublai del Ministero dello Sviluppo economico e Flavia Marzano consulente strategico per la Pubblica amministrazione e le imprese per l’innovazione e l’openess nell’era del web2.0. Nel suo intervento Barbieri ha sottolineato l’importanza della “tecnologia che aiuta la democrazia” per realizzare quella “democrazia del dato” che consiste nella pubblicazione dei microdati in modo aperto e gratuito, nella quale il ruolo dell’Istat è di fondamentale importanza.

Flavia Marzano nell’illustrare le caratteristiche del Manifesto per l’Open Government, ha sottolineato l’importanza dell’idea di “liberare i dati”, nell’ipotesi di arrivare all’elaborazione del Codice di amministrazione digitale che in altri paesi è già una realtà. Dal canto suo Cottica, a partire dall’esperienza di Spaghetti Open data, ha sottolineato il carattere democratico e partecipativo implicito nei progetti di collaborazione tra amministrazioni pubbliche e società civile in rete, nell’interesse di un dibattito pubblico al tempo stesso ampio ed aperto, nonché concretamente basato sui dati.

 

 

Il futuro è nei giovani

 

La sessione Under 21, che si è snodata nei due giorni di Conferenza, è stata tra le più vivaci e seguite: circa 200 ragazzi hanno partecipato a diverse iniziative: Barcamp juniores, quiz basati su termini statistici, racconto di esperienze e indagini svolte nelle scuole da loro stessi, analisi delle parole della statistica usate nel loro universo (libri, televisione, web…) e/o su alcune testate giornalistiche (Sole 24 Ore, Repubblica, Corriere della Sera). In quest’area la scelta degli organizzatori è stata quella di dare la parola ai giovani, rovesciando il paradigma per cui sono gli adulti a insegnare. Questa si è trattato di una scelta vincente e gli studenti hanno dimostrato, attraverso esposizioni competenti e chiare, che l’alfabetizzazione statistica non solo può ma deve iniziare dai banchi di scuola per formare cittadini consapevoli.

 

 


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